flusso della coscienza (privo di freni inibitori)

6/26/2007

Introspezione

Il mio corpo si ribella. Dopo due coliche renali, che hanno rispettivamente salutato il mio trentottesimo compleanno e sabotato un'uscita di sabato sera cui Leni teneva molto, mi sento incline all'introspezione. Il primo pensiero è: sono vulnerabile. Dunque, questo involucro di carne che mi porto dietro, che mi porta dietro è fragile, imperfetto, ostaggio del dolore: una pallina di 0.8 mm intestarditasi a far turismo nel mio apparato uro-genitale è in grado di tormentare il mio sistema nervoso in un modo insopportabile (e io, come ogni uomo, mi sono sempre reputato una persona resistente al dolore fisico). La seconda considerazione è: il dolore è solitario. Certo la mia famiglia mi è vicina ed il conforto morale è immenso, ma nei momenti clou ci sei solo tu e il tuo fottuto coltello ficcato nella schiena, siete voi due ad affrontarvi in un duello senza senso e di durata imprecisata, nessuno ti può veramente aiutare o forse sì, il salvatore, che, nelle sembianze della guardia medica trendy e sbrigativa ti perfora le chiappe con due bomboni - dopodiché il sacco di ciccia viene consegnato all'agognato oblio chimico che assieme ad ogni altra sensazione attutisce e poi cancella il dolore. La terza considerazione è: per fortuna vivo in questa versione del Ventesimo secolo in miniatura che sperimentiamo in Italia oggi. Cosa ne sarebbe stato di me se non fossero stati inventati il Buscopan e il Voltaren? La quarta considerazione è: ora sto (abbastanza) bene, e sono incredibilmente felice. E, per quanto banale, mi ricordo come è bello stare bene, e come sono stato di merda quando sono stato male, e che il passaggio da uno stato all'altro è avvenuto in un click e senza che io potessi scegliere - ringrazio la mia buona sorte, che mi ha dato un malanno fastidioso ma non grave, e che mi ha presto riconsegnato nel mondo normale solo con quella piccola cicatrice che si chiama "non dare la tua salute per scontata". Ma quella cicatrice è veramente piccola, quasi non si vede, perché due giorni dopo già mi lamento del caldo, dell'ufficio, delle zanzare. Senza pensare che con un altro click potrei essere morto.

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