flusso della coscienza (privo di freni inibitori)

10/01/2007

Violenza carnale del marito: c'è voluta la Cassazione...

Questa volta non ma la prendo con la suprema corte e con i suoi ermellini, ma con la barbarie tipica del mio paese. La sentenza n. 35408 del 25 settembre 2007 ha decretato che un uomo che costringe una donna ad un rapporto sessuale commette un reato, anche se tra i due esista un rapporto coniugale o para-coniugale. Benché tautologica, questo pronunciamento farebbe onore al giudice che l'ha emesso, se solo non arrivasse fuori tempo massimo. Ripercorriamo dunque la vicenda sulla quale la Cassazione è stata chiamata ad emettere il suo giudizio: storia triste e penosa di una donna del sud con un passato di violenze, costretta a subire pugni, calci ed abusi sessuali anche dal marito, che maltratta anche il figlioletto; sei anni di questo calvario, e poi, due anni dopo la separazione, il gentiluomo trascina la poveretta in Calabria, presso la casa del cognato, dove, forse in ricordo dei bei tempi andati, la stupra di nuovo. Scatta, finalmente, la denuncia penale. In un paese normale, una volta provati i fatti, quest'uomo sarebbe stato velocemente condannato e avrebbe passato un periodo in carcere a riflettere su sé stesso e sul suo uccello... Ma siamo in Italia, per cui un avvocato può sostenere liberamente che tra moglie e marito esista in ogni caso un "consenso putativo" al rapporto sessuale, in grado di mitigare, quando non di lavare via la violenza - e nessuno ha riso. Anzi: ci sono voluti tutti i gradi di giudizio per confermare che uno stupro è uno stupro e che le relazioni giuridiche o di fatto in essere tra vittima e carnefice non cambiano di una virgola l'orrore del fatto e che non esiste per la legge italiana il diritto al sesso, nemmeno tra coniugi o conviventi. 6 anni per scoprire l'acqua calda. Ma forse stupirsi ed indignarsi è fuori luogo. Una misura dell'arretratezza culturale in cui si dibatte l'Italia si ricava dal fatto che, ho appreso da un forum, c'è voluta una legge del 1996 (la 66 del 15/02/1996) per stabilire che lo stupro non è un delitto contro la morale e contro il buon costume (pubblici) ma contro la persona. Per avere un'idea di quello che accade altrove, negli Stati Uniti, nel lontano 1975 lo stato del Sud Dakota ha per la prima volta stabilito che la relazione coniugale non costituisce impedimento per agire legalmente contro lo stupratore che violenta la moglie (o la ex moglie, o la moglie da cui è separato); già dal 1993, questo principio vale per tutti gli stati dell'Unione, anche se, a quanto si legge qui, in ben 33 Stati sono previste attenuanti in caso di "spousal rape".

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9/29/2007

Così finisce la proprietà privata

Grazie al mirabile attivismo della Cassazione, non corriamo certo il pericolo di annoiarci leggendo le notizie, né di provare un minimo di rispetto per la giustizia italiana. I "supremi giudici" hanno sostenuto che l'occupazione di una casa da parte di una persona indigente non costituisce reato. Anche se siamo ormai assuefatti, lo scriviamo, chiaro e tondo: questa sentenza, al pari di molti altri parti della mente degli "ermellini", è folle, iniqua e pericolosissima.
Folle perché costituisce una violazione del principio di proprietà privata, alla base del nostro modello di società: mi spiace, ma purtroppo ha ragione la destra quando sostiene che questi pronunciamenti sono la premessa di una rivoluzione comunista (ma non c'è da preoccuparsi: gli Italiani non sono gente seria). So già che c'è qualche anima candida pronta a replicare che il caso da cui è scaturita la sentenza riguarda una casa popolare. Vero, ma mettiamoci nei panni di una persona che, avendo diritto all'alloggio del comune ed avendone fatto regolare richiesta, ed avendo magari atteso anni prima di vedersela assegnata, si accorga che la signora che ha montato su tutto questo casino non solo ha fatto prima di lui, occupando la casa che gli spetta, ma che addirittura il comportamento illegale e prevaricatore della squatter ha l'avallo della più importante corte italiana, pronta a chiudere tutti e due gli occhi sulla vicenda: se voi foste quella persona, la repubblica italiana non vi farebbe vomitare? Pericolosissima: una simile decisione, presa in una sede almeno formalmente così importante e prestigiosa, non costituisce un formidabile incentivo per tutti gli i figli di papà dei centri sociali, che a questo punto avranno ancora meno remore di prima ad okkupare ogni struttura che possa interessar loro, ben sapendo che, è chiaro ormai, il rigore della legge ormai si concentra solo sui cittadini per bene?

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9/27/2007

E che cosa fa chi amministra il II Municipio: le pedane

Fedeli alla linea politica secondo cui il quartiere non appartiene a chi vi abita, ma ai commercianti che ci fanno i soldi, ad agosto la solerte amministrazione del II Municipio, quella, per intenderci, che ha chiuso un'area gioco destinata ai bimbi per dei mesi e che ha permesso che di notte intere strade restassero al buio per motivi imprecisati, ha autorizzato diversi ristoratori ad occupare lunghi segmenti di strada per piazzare le pedane sulle quali collcano i loro tavolini (via Alessandria e a via Bergamo). La presenza di queste mangerie (in genere caratterizzate da bassa qualità del cibo, prezzi elevati ed altissimo tasso di evasione fiscale - provare per credere!) già crea numerosi problemi di parcheggio ai residenti, dato che gli ospiti del quartiere di solito non si servono del garage di via Mantova. Ci mancava giusto un bel taglio ai parcheggi, a tutto beneficio dei veri padroni del quartiere: i pizzaioli. Dice il Municipio che si in tal modo sanata una situazione di illegalità, dato che i ristoratori, abituati a fare sempre come meglio credono, prima occupavano direttamente il marciapiede con i loro maledetti tavolini... In un quartiere abbandonato a sé stesso, dove è facilissimo riscontrare lampanti episodi di commercio abusivo, si è ritenuto opportuno intervenire massicciamente per trasformare il tavolino selvaggio in tavolino mangia-parcheggio, a solo beneficio delle casse del Municipio. Alle prossime elezioni con la scheda mi soffio il naso.

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Cosa fanno i cittadini del II Municipio

Ecco il resoconto fotografico del mio fine settimana nel quartiere. Sembra incredibile, ma tutti e quattro questi abusi sono stati immortalati tra sabato e domenica scorse, e tutti sono stati registrati nel Municipio II.
1. dopo aver trovato due lavatrici per strada, oggi è la volta di uno scaldabagno (succede nell'ultimo troncone di Via Alessandria che precede l'incrocio con via Novara)
2. il motorino, la moto e il palo: una perfetta combinazione per impedire il passaggio. A piedi si transita a fatica, ovviamente facendo anche lo slalom tra cacca e pipì (vedi foto): con un passeggino o una carrozzella, è impossibile - è necessario scendere dal marciapiedi e camminare in strada per proseguire (succede a Via Zara)
3. un'intera specchiera, pericolosa in quanto rotta in vari punti, viene abbandonata presso un cassonetto (succede a via Nomentana, davanti all'imboccatura dei sottopassaggi, lo stesso glorioso punto dove abbiamo identificato la nostra prima lavatrice stradale)
4. il sabato sera il quartiere su riempie di coglioni a bordo di SUV che lo invadono per andare a magnà. In pochi minuti di tragitto, ne ho contati sei-sette (2 BMW X-3, 1 BMW X 5, 1 Nissan Qashqai, 1 Touareg, 1 Mazda CX-7 - mai vista prima, e la mia preferita, quella che mi trasforma in Henry-pioggia-di-sangue, 1 Porsche Cayenne). Spesso parcheggiano così - da notare anche la Opel Corsa subito dietro, che ha fatto anche di meglio.

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ATAC: pochi bus, ma tecnologici

Chi ci deve viaggiare tutti i giorni lo sa benissimo: il trasporto pubblico a Roma fa pena. Gli autobus sono rari e strapieni, per acquistare un biglietto ci vuole la mano di Dio, i nuovi modelli di bus sono il massimo dell'inefficienza: il modo demenziale con cui è stato gestito lo spazio interno fa in modo che essi si saturino non appena siano salite due pulci e una formica. In compenso, però alcuni veicoli sono dotati di sistema di posizionamento satellitare e perfino di un video a beneficio dei passeggeri, sul quale scorrono avvisi pubblicitari e dati, come, ad esempio, la mappa stilizzata della strada che si sta percorrendo, con l'indicazione dei nomi delle fermate: una bella idea, credo, ma siamo sicuri che non vi siano altre priorità da gestire prima di questo?

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La faccia come il culo

Il governo Prodi non si accontenta di varare una pseudoriforma pensionistica che penalizza i giovani e i meno tutelati per mandare in pensione a 58 anni una manciata di lavoratori iperprotetti. Ci prende anche per il culo, tappezzando la città di questi assurdi manifesti, nei quali si sostiene che, dopo questo momento di grande politica, è aumentata l'equità - il claim è: "Pensioni. Ora l'Italia è un Paese più giusto". Quando la malafede diventa arte.

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Intercettazioni: D'Alema salvato da un cavillo

Un'interpretazione di comodo della legge Boato è riuscita ad evitare che le intercettazioni delle telefonate tra D'Alema e Consorte vengano acquisite dal GIP Clementina Forleo.
A suggerirlo, il professor Piero Alberto Capotosti, che ritiene iscutibile l'intepretazione data dalla Giunta, secondo cui l'autorizzazione all'uso delle intercettazioni deve essere rivolta al Parlamento Europeo (D'Alema era infatti eurodeputato al tempo dei fatti contestati a Consorte). Poiché la legge Boato si riferisce ad un articolo della Costituzione, infatti, non può che alludere ad uno dei due rami del Parlamento italiano. Poiché Massimo D'Alema era, dal punto di vista delle guarentigie costituzionali, un semplice cittadino, non solo il Parlamento Europeo non c'entra niente, ma non sarebbe nemmeno necessario il passaggio presso la giunta per poter validamente usare le intercettazioni nel procedimento. Tradotto, né i giudici, gli Italiani non hanno il diritto di sapere che cosa si dicessero l'attuale Ministro degli Esteri e il bravo manager rosso, che, grazie all'indulto varato dal Parlamento, è riuscito a passarla liscia nonostante il suo notevole curriculum (aggiotaggio, manipolazione del mercato, ostacolo alle autorità di vigilanza, associazione a delinquere, appropriazione indebita, ricettazione).

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9/26/2007

Due belle spallate ad una legge di merda voluta dai preti

Stamattina su Viva Voce (Radio 24) ho avuto il piacere di sentire Carlo Flamigni, che mi è sembrato una bella persona, piena di sapere, saggezza, buonsenso e vis polemica. Ma l'ho pagata cara, perché mi è stata anche inflitta Assuntina Morresi, oscura docente di chimica presso l'università di Perugia, un essere la cui povertà spirituale è pari solo alla cieca idiozia del suo dogmatismo.
Nel corso della trasmissione, Flamigni si è scandalizzato per il livello imbarazzante delle argomentazioni della Morresi, tanto strampalate quanto arroganti e prive della benché minima sensibilità ed intelligenza. Ma chi è costei (che, ci crediate o no, è membro del comitato di bioetica per meriti di tessera politica e di incenso) questa donnetta genuflessa e legnosa che si permette di giudicare le vite degli altri? Con quale coraggio mette sullo stesso piano una persona segnata da una grave malattia genetica (la talassemia) ed un embrione che ha una possibilità su quattro di dare vita ad un bambino malato? Oggi la scienza ci consentirebbe di verificare se questo embrione sia a rischio e quindi evitare di giocare con la roulette del caso impiantandolo. Ma Assuntina scuote la testa: ha deciso che quell'embrione, che forse non è sano, è però certamente santo e che, dato che è stato creato, verrà messo al caldo nell'utero di una donna, costi quel che costi. Tanto l'utero è quello di un'altra. Ma se toccasse a lei la scelta di intraprendere una gravidanza installando nel suo corpo un embrione che ha il 25% delle probabilità di trasformarsi in un bambino che soffrirà tutta la sua vita e che forse non diventerà grande, lo farebbe? Secondo me, no. Ma supponiamo che la buona cristiana decida di vivere in coerenza con i suoi (esecrabili) "principi" (che io non esito a chiamare disvalori) e decida dunque farsi impiantare l'embrione a rischio (anzi gli embrioni a rischio, come prevede la legge): sarebbe una scelta personale, legittima benché folle. Ma la Morresi vuole costringere tutte le coppie d'Italia e fare la stessa cosa, e per giunta pretende anche che siano contente. In fondo, argomenta dottamente, quel capolavoro di legge non è fatta per "scegliere" i figli, ma per "farli nascere": deve essere per questo che dopo l'approvazione e il deprimente esito della consultazione referendaria centinaia di coppie vanno in Spagna o in Turchia (!) a sottoporsi alla fecondazione artificiale che in questo Paese non è più legale. Ma ci sono buone notizie: alla Morresi e ai preti che essa rappresenta così bene tapperà la bocca l'offensiva giuridica messa in atto dalle coppie, che sta attaccando, con un successo che non mi aspettavo, due punti chiave di quella porcheria di legge scritta sotto dettatura del vaticano (la 40/2004). Il giudice Maria Grazia Cabitza del tribunale di Cagliari ha obbligato i medici a procedere alla diagnosi preimpianto di un embrione creato dalle cellula uovo di una portatrice sana di talassemia. Secondo la Cabitza, la legge 40 non vieta esplicitamente questa pratica - al massimo sarebbero le sue disposizioni attuative ad essere più chiaramente contrarie a questa pratica. Inoltre vietare la diagnosi preimpianto riserverebbe alla futura mamma che concepisce naturalmente un trattamento più vantaggioso rispetto ad quello che tocca ad una donna costretta a ricorrere alla fecondazione in vitro, violando così la Costituzione. Così cade una prima pietra angolare della legge 40: la diagnosi preimpianto non è vietata! Evviva. Un'altra follia della legge 40 era l'obbligo di creare un massimo di tre embrioni alla volta e di impiantarli tutti. Questa bella idea è molto dannosa per la donna (costretta a sottoporsi a vari cicli di stimolazione ovarica in caso di insuccesso) e per il nascituro (l'impianto di tre embrioni rischia di dar luogo a gravidanze plurigemellari con rischi di aborto prematuro e di malformazioni). Ora, il regolamento attuativo (che forse è stato scritto da gente meno cretina di chi ha partorito la legge 40) prevede che non si possa obbligare la donna all'impianto forzoso dei tre embrioni: questa scelta di buonsenso ha buttato giù un altro pezzo importante della legge: molte coppie infatti oggi diffidano i ginecologi ad impiantare tutti e tre gli embrioni e la cosa più bella è che la Morresi non può farci niente. In conclusione, questa legge demenziale sta crollando sotto il suo stesso peso e quando qualche persona di buon senso la butterà definitivamente nel cesso della storia sarà già del tutto inapplicata.

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Un'Angela alla mia tavola

La cancelliera della Repubblica Federale tedesca, Angela Merkel mi piace: il suo faccione , il suo atteggiamento semplice da maestra elementare chissà come finita a governare (con grande saggezza e buon senso, c'è da scommetterci) il più grande e il più produttivo Paese d'Europa ispirano simpatia a pelle. Che poi sia una persona tutta di un pezzo lo ha dimostrato quando, in visita ufficiale in Cina, ha fatto fatto le sue rimostranze ai rappresentanti della Repubblica Popolare per la vergognosa situazione dei diritti umani in quel paese, senza dimenticare di menzionare l'"incidente" informatico, accaduto pochi giorni prima del suo viaggio nel Celeste Impero (hacker del governo cinese hanno infatti violato le protezioni dei server del governo federale). Domenica scorsa Angela ha incontrato il Dalai Lama; anche se la riunione aveva carattere privato, Angela si è fatta fotografare assieme al leader politico-spirituale del Paese che dal 1959 a oggi è oggetto di un'invasione e di una scientifica pulizia etnica da parte della dittatura cinese. La decisione del Cancelliere, che ha proceduto a dispetto della contrarietà dei suoi consiglieri, non è ovviamente passata inosservata in Cina: i governanti del regime, da buoni comunisti, hanno prima cancellato un importante incontro precedentemente programmato con i tedeschi in tema di tutela della proprietà intellettuale, e addirittura convocato l'ambasciatore tedesco in Cina per chiarimenti in merito a quella che evidentemente considerano un'assurda alzata di testa. Eppure da qualche anno, Tenzin Gyatso, anche io credo in conseguenza della debolezza dimostrata dai paesi democratici occidentali davanti allo scempio perpetrato dai cinesi in Tibet, ha smesso di chiedere l'indipendenza del suo paese, dimostrando di "accontentarsi" di ottenere dai cinesi un certo livello di autonomia.
Domenica la Germania ha compiuto un atto storico, visti anche i predenti tedeschi: un altro ministro tedesco, che incontrò il leader tibetano in un paesino tedesco nel 1995 si spinse a rifiutare la sciarpa bianca che il Dalai Lama offre tradizionalmente come simbolo di amicizia e di pace. Ad imparare devono essere tutti i Paesi occidentali, dagli USA (Bush andrà "da privato cittadino" alle Olimpiadi di Pechino) all'Italia: né Berlusconi né Ciampi ritennero opportuno incontrare Tiezin Gyatso quando nel novembre del 2003 visitò il nostro paese, mentre ad accoglierlo ad ottobre del 2006 fu il Ministro delle Politiche Europee e del Commercio Internazionale Emma Bonino - lo statista D'Alema era evidentemente in tutt'altre faccende affaccendato (ma Fassino, compagno di partito di Baffino, aveva così stigmatizzato il rifiuto di Berlusconi ad incontrare Gyatso: "Mi rammarico che il presidente del Consiglio non abbia avuto la sensibilità di incontrare il Dalai Lama. (...) Il centrosinistra ha sempre ritenuto che la questione libertà sia importante e seria e che debba trovare una soluzione politica adeguata"). Angela ha dato un segnale. Risposte chiare agli abusi e alle violenze cinesi costano qualche cosa: non credo sia stato facile per la Merkel subire la retaliation della cancellazione dell'incontro che aveva ad oggetto la tutela dei marchi tedeschi dalle copie cinesi (uno degli obiettivi della sua visita ufficiale in Cina). Ma Angela Merkel è una persona seria.

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9/23/2007

Casini e il principio di non contraddizione

Era un po' di tempo che non si sentiva più Casini; a me per esempio è mancato molto. Per fortuna, però nel corso dell'udienza che Ratzinger ha concesso all'internazionale democratica di centro e democratico cristiana (Idc), guidata dal leader dell'Udc (ricordiamolo, divorziato e risposato con la piacente e potente fanciulla con la quale è qui immortalato) egli ha pronunciato le seguenti, immortali parole, che, ci scommetto, daranno da fare ai filosofi più che agli inutili e biliosi criticoni come chi scrive:
"La laicita' delle Istituzioni pubbliche non puo' sopprimere l'innato bisogno di religiosita' dell'essere umano: non c'e' sana laicita' senza Dio e la religione". La relazione tra istituzioni pubbliche e bisogni psicologici ed esistenziali è un vero rebus; un po' come dire, non so, la meravigliosa armonia di un culo femminile ben fatto non può arrestare il desiderio di ogni uomo di perseguire la felicità. Che cosa sarà, poi, una sana laicità? Ci può essere anche una laicità insana, perversa? E poi, "non c'è laicità (...) senza Dio (...)": quale oscuro, ma, ci scommetto, geniale pensiero si cela dietro questo criptico ossimoro? Forse vuol dire che in Italia perfino chi è laico deve genuflettersi ai preti? Oppure semplicemente che da un lato c'è la religione e dall'altra parte la laicità (tautologico). O forse che sono Dio e la religione a creare laicità? E poi, quale religione? Io credo ci sia religiosità anche senza Dio e soprattutto senza religione. Da credente in tutt'altro.

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Chi di legalità ferisce, di legalità - non - perisce

Le notizie delle ultime settimane confermano l'atteggiamento quantomeno disinvolto del governo di centrosinistra ha nei confronti di un tema molto sbandierato in campagna elettorale. Al punto che è davvero difficile trovare elementi di discontinuità rispetto alla ex maggioranza di centrodestra in questa materia così delicata. La sinistra che quando Berlusconi o uno dei suoi ne facevano (o ne progettavano) una particolarmente grossa, si stracciava le vesti e lanciava allarmi per presunti attentati alla democrazia, quando viene pizzicata con il proverbiale sorcio in bocca, tace, oppure biascica una serie di giustificazioni puerili ed inconsistenti. E' pertanto legittimo il sospetto che il rigore precedentemente dimostrato (e preso sul serio da un gran numero di Italiani perbene) non fosse altro che moralismo. Ma passiamo ai fatti.
Uno: un Vice Ministro rimuove un alto ufficiale della Guardia di Finanza, capo degli uomini che indagano sulla deprecabile vicenda della scalata Unipol alla BNL (aggiotaggio, turbative di mercato, insider trading, eccetera). Si apre a suo carico un procedimento giudiziario per minacce e tentato abuso d'ufficio, velocemente archiviato dalla Procura di Roma con la suggestiva spiegazione che che la condotta di Visco è illecita ma non illegale: insomma ha sbagliato, ma non ha commesso reati. La condanna politica mi pare talmente cristallina che in un paese meno derelitto e narcotizzato le sue dimissioni sarebbero state date per scontate. Due. Premesso che la vicenda Unipol - BNL puzza e che, se si vuole essere onesti, non si può dire ogni male dei "furbetti del quartierino" e pensare allo stesso tempo che Fassino, D'Alema e La Torre (più o meno indirettamente in combutta con loro) siano semplici tifosi, l'autorizzazione all'acquisizione agli atti delle intercettazioni telefoniche che coinvolgono i membri del Parlamento è finalmente scongiurata, con gran sollievo per i vertici DS. Infatti su quelle che avevano ad oggetto le conversazioni di D'Alema con quel gentiluomo di Consorte, e che promettevano di esser le più succulente data la pregressa esperienza in finanza (MPS, Telecom Italia) di Baffino, grazie ad un cavillo, il Parlamento non deve mettere bocca (lo farà, con esiti prevedibilmente negativi, il parlamento europeo). Anche qui, salvezza giudiziaria, reputazione in frantumi. Tre. Il "ministro" Mastella ha chiesto al CSM di procedere al trasferimento per motivi disciplinari dei PM di Catanzaro De Magistris e Lombardi, colpevoli (soprattutto il primo, pare) di aver messo mano ad alcune inchieste che coinvolgono tra gli altri alcuni giudici calabresi e, pare, lo stesso Mastella e perfino Prodi. Su questo tema l'unica voce che si sente è quella dei deputati radicali, che forniscono anche una valida interpretazione di ciò che si muove dietro le quinte. Insomma, un Vice Ministro - bullo impunito, un importante DS che se la cava per il rotto della cuffia, ed infine, caso unico nella storia della Repubblica, un Ministro che rimuove un magistrato che indaga su di lui: non c'è male, per gente che prometteva a gran voce legalità ad un popolo che ha fatto il solo errore di crederle.

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9/21/2007

Vergognoso silenzio sui delitti del regime siriano

Oggi narriamo la storia di un tiranno talmente spregiudicato da pretendere di strangolare non solo i suoi concittadini, ma anche quelli di un paese confinante, un luogo martoriato dal fuoco delle armi la cui unica colpa è il desiderio di autodeterminazione. Questo criminale si spinge ad installare nel paese vicino un suo fantoccio e poi minaccia di morte tutti i rappresentanti politici del paese oppresso che facciano mostra di ribellarsi (anche in modo democratico e pacifico) ai suoi piani criminali. Un delirio via via più disperato gli fa perdere ogni residua inibizione, così egli si dedica all'eliminazione fisica sistematica di deputati del parlamento del paese che vuole sottomettere: scoppiano così diverse autobomba ammazzando ogni volta, oltre ai loro obiettivi politici, anche decine di persone innocenti. Come è chiaro, parliamo di Bashar-al Assad: è lui il tiranno che tiene la Siria sotto il suo calcagno e che vuole annettersi il Libano. A differenza di altri che la sanno sempre più lunga di tutti, non ho dubbi sul coinvolgimento di Assad (o dei suoi sgherri) nell'assassinio del primo ministro libanese Hariri (febbraio 2005) benché la verità giudiziaria su questo caso internazionale probabilmente non verrà mai fuori. Così come credo che ci sia lo zampino dei servizi siriani nell'eliminazione di ben cinque altre figure politiche di rilievo del fronte libanese anti-siriano. Il 19 settembre è stata la volta di Antoine Ghanem, deputato cristiano maronita, saltato in aria assieme ad almeno altre sei persone. Ricordiamo che a giugno era stato eliminato in modo simile Walid Eido, deputato musulmano pure appartenente alla maggioranza antisiriana (come riportato da questo blog, liberale e anti-siriano, l'impareggiabile Diliberto, a pochi giorni dal delitto, è corso a stringere la mano infetta di Assad e ad auspicare collaborazione tra il suo partito e il Baaht). Il settimo assassinio politico del regime siriano in Libano viene perpetrato proprio quando il parlamento libanese si appresta a nominare un sostituto di Lahoud (il fantoccio di Damasco); qualora ciò risulti impossibile, c'è rischio che si costituiscano due governi, uno pro-Siria e uno anti-siriano, portando il tormentato paese alla guerra civile. Il disegno della Siria è chiarissimo, eliminare uno ad uno tutti gli oppositori della sua politica di annessione: eppure in Italia c'è chi, come il manifesto, si ostina ancora a sostenere che "la versione di un coinvolgimento di Damasco o addirittura dell'opposizione in questo nuovo gravissimo attentato sembra andare contro ogni logica politica".

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9/20/2007

TFR: crisi di fiducia

Nonostante le dichiarazioni trionfali del Ministro Damiano, sembra che la riforma del TFR messa a punto dal Governo Prodi non sia poi andata tanto bene: lo riferisce l'economista Tito Boeri, che analizza i dati di un sondaggio condotto da Eurisko su un campione di 1.000 lavoratori italiani.
Ai dipendenti di aziende con meno di 50 collaboratori la nuova legge consentiva di mantenere il TFR in azienda ovvero di trasferirlo presso un fondo pensione; gli altri lavoratori potevano scegliere tra fondo pensione e mantenimento in azienda (anche se il vero obiettivo del governo era proprio il TFR "rimasto" alle aziende di maggiori dimensioni, che per legge deve essere trasferito su un conto di tesoreria presso l'INPS, un escamotage di finanza creativa per far quadrare i conti). La diversa destinazione del TFR per le due diverse categorie di lavoratori dipendenti aiuta a capire perché solo il 10% dei lavoratori delle piccole aziende abbia girato i suo trattamento di fine rapporto ai fondi pensione mentre nelle imprese con più di 50 dipendenti abbia fatto altrettanto il 40% della forza lavoro: i primi, infatti, non avevano alternative interessanti, non potevano contare sull'ulteriore contribuzione del datore di lavoro prevista in alcuni casi per i dipendenti delle società più grandi e per motivazioni psicologiche o in seguito a pressioni esplicite o meno della proprietà hanno ritenuto dannoso privare la propria azienda di una fonte di finanziamento. Il relativo successo della previdenza integrativa nelle aziende con più di 50 persone in organico (40% di adesioni) sembrerebbe dovuto più alla sfiducia nell'INPS che alla fiducia nelle forme di previdenza privatistiche (il 42% degli intervistati dichiara di fidarsi dell'INPS, l'86% sostiene di avere fiducia nella propria azienda). Questa ipotesi è rafforzata dal fatto che solo il 3% del campione osservato ha dichiarato di credere nella validità dell'investimento in fondi. Riassumendo, i lavoratori delle piccole aziende preferiscono mantenere il TFR a disposizione dei proprietari dell'impresa, mentre il 40% dei dipendenti delle altre società mette il suo futuro nelle mani di gestioni opache ed altamente inefficienti (spinti da benefici fiscali ed integrazioni) pur di non lasciarli nelle mani dell'INPS. E' insomma la disperazione che ci guida.

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9/18/2007

Siringhe usate a Villa Paganini

Villa Paganini è un esempio della politica veltroniana del "potrei ma non voglio". Dopo essere stato completamente ristrutturato qualche anno fa, con una spesa sicuramente elevatissima, questo parco è diventato molto bello. Peccato che l'area giochi dei bimbi, minuscola (specie se paragonata a quella destinata ai cani) a causa del crollo di una piccola palizzata di legno che la separa dal parcheggio AMA, resti chiusa per un diversi mesi. Al ritorno dalle vacanze, ci accorgiamo che l'area bimbi, per quanto piccola, squallida e dotata di attrezzature che possono essere addirittura pericolose per i più piccoli, è stata riaperta. In un prato è stata perfino installata una (una!) altalena a due posti (wow!) e una (una!) di quelle giostrine con la molla sotto a forma di asinello; come dice mia madre, serve solo a far venire la voglia di andarci: infatti, ad ogni ora del giorno per salirci sopra c'è una fila che manco in URSS per comprare il pane. Da tempo il parco è bersagliato dalle cornacchie, che rovistano nei cestini e ne spargono in giro il contenuto. Ma quelli sono animali, e quindi non possono essere redarguiti o multati. Più difficile è capire che cosa ci voglia a sostituire i cestini aperti attualmente in dotazione con dei secchi con il coperchio, o anche quale sia l'ostacolo che impedisce una pulizia regolare della villa. Sabato pomeriggio abbiamo perfino visto una siringa usata vicino ad un cestino della spazzatura: dunque è possibile entrare di notte dentro al parco. Ma il meglio deve ancora venire: chiamo il Comune di Roma per sapere chi devo avvisare per far rimuovere immediatamente quella schifezza: mi dicono che se ne dovrebbe occupare l'AMA, dotata di un apposito numero verde di emergenza, che putroppo durante il fine settimana non è attivo! Il Vigile Urbano, cui la centralinista del Comune ha preannunciato la ragione della mia chiamata, non ritiene opportuno rispondermi: che vuoi che sia, c'è solo una siringa usata in un parco gremito di bambini! Ho contattato allora un Consigliere del Municipio che conosco e stimo, ma la mail di risposta che mi ha mandato non ha fatto che confermarmi che non c'è niente da fare per questa città.

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Civiltà romana

E' la seconda volta che mi capita di trovare lavatrice da rottamare per strada: la foto è stata scattata lo scorso sabato a via Alessandria. Forse è una nuova moda. Stavolta non è colpa del Comune che, poveretto, con dieci euro ti preleva il mammozzo da casa e te lo smaltisce (unico, piccolissimo, problema: glielo devi far trovare al piano terra - gli impiegati comunali soffrono di mal di schiena e non possono sollevare pesi). Ma con i miei concittadini, con questa razzaccia di incivili patologici; qui non si tratta di educazione e di senso civico, né di dignità (sappiamo che a Roma tutte queste cose si sono estinte mille anni fa): quella che va in scena è pura follia.

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