flusso della coscienza (privo di freni inibitori)

8/18/2007

McMillan-Scott: parole sagge sulla dittatura cinese

Riportole parole coraggiose con cui Edward MacMillan-Scott, Conservatore, vice presidente del Parlamento Europeo, ha chiesto formalmente a Gordon Brown, Primo Ministro britannico di mettere in discussione la partecipazione degli atleti britannici ai giochi olimpici cinesi del 2008: "Vi sono prove continue di persecuzioni e perfino di genocidio in Cina. Il mondo civilizzato dovrebbe prendere seriamente in considerazione la possibilità di sfuggire alla trappola tesa dalla Cina - ed usare le Olimpiadi di Pechino per mandare un messaggio chiaro: queste violazioni dei diritti umani non sono accettabili. Si dovrebbe aprire un dibattito sull'opportunità che le nazioni dell'Unione Europa siano presenti o meno alle Olimpiadi di Pechino". Non mi risultano reazioni di rilievo a queste sagge parole, né che alcun paese abbia preso anche astrattamente in considerazione la possibilità di non partecipare ai giochi.

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Finanza internazionale: situazione disperata, ma non seria

Da liberisti, crediamo nei liberi mercati. Liberi, appunto. Per questo mi fanno rabbia le iniziative della Banca Centrale Europea e della FED, che hanno calato le braghe terrorizzate dalla possibilità di una crisi sistemica provocata dall'ingordigia e dall'irresponsabilità dei soliti sospetti - gli hedge fund e le banche d'affari.
Primo: il peso dei derivati nella finanza globale sta diventando ridicolo. Si pensi, a titolo esemplificativo, che oggi si gestisce o si specula sul rischio di credito acquistando o vendendo contratti su indici di prodotti derivati sul rischio credito (ITRAXX per esempio): questo perché non essendo sempre disponibili obbligazioni con le caratteristiche desiderate dall'investitore, quest'ultimo si rivolge ad un contratto astratto (un indice su una serie di scommesse) che possa fare al suo caso. Un po' come un tizio che non trovando una donna, si soddisfi pienamente con il cyber-sesso.
Secondo: il caso LTCM (Long Term Capital Management) l'hedge-fund di Merton e Scholes (due premi Nobel!!!) che nel 1997 stava per creare una crisi globale se non fosse stato per la FED, che mettendo attorno al tavolo le più grosse banche USA, organizzò un prestito sindacato a suo beneificio, sembra essere stato dimenticato. La storia, evidentemente, non è più maestra di vita, almeno per qualcuno, che a quanto pare è sempre al di sopra e al di là di ogni regola di business e di vita civile.
Terzo: ho visto svariate presentazioni di banche d'affari aventi ad oggetto le cosiddette Asset-Backed Securities, prodotti strutturati costruiti a tavolino mischiando cartolarizzazioni di qualità eterogenea (alta, media, bassa) e mi sono sempre chiesto: senza credere nel dogma della transustanziazione finanziaria, come possono delle "fettine" di mutui non performanti ficcate dentro un silos che contiene mille altre cose poco comprensibili a mo' di ragù nella lasagna, diventare un asset AAA (che è un po' come dire Est! Est! Est!, per gli appassionati di vino dei Castelli). Io, mi sono meravigliato, ma le rating agencies, che, previo esborso di sonanti bigliettoni, mettevano il loro imprimatur su quelle porcherie, no. Adesso, però, lanciano alti guai e grida disperate di allarme.
Insomma, nonostante il precedente, gravissimo caso LTCM, in dieci anni la finanza non ha fatto che aumentare il grado di sofisticazione e di astrazione delle strategie e dei prodotti senza che i regolatori internazionali riposavano. Ancora oggi, ad esempio, un fondo scavezzacollo che si indebita per miliardi di dollari in yen per poi investire in derivati strutturati di credito denominati in altre due divise, può fare molti soldi - finché c'è liquidità in giro. Ma non appena la gente cominci ad avere paura, rimane bloccato, finché è costretto a smobilizzare le sue posizioni in perdita, creando collassi incrociati in mercati diversi per tipo e per divisa.
Certo, sarebbe molto bello vedere gli speculatori dei fondi e delle banche d'affari, vestiti di stracci, a chiedere l'elemosina per strada, ma prima che questo accada, intere paesi dovrebbero pagare per le loro irresponsabili sbruffonate. Per questo le banche centrali, appena sentono puzza di bruciato, preferiscono pagare loro il conto a questi idioti, iniettando liquidità sul mercato, di fatto consentendo loro di farla franca.
Insomma, gli speculatori (che poi, guarda caso diventano banchieri centrali, o viceversa - vedi Draghi e Greenspan) possono rischiare il tutto per tutto, tanto, se le cose vanno bene, e di solito lo fanno, diventaranno ancora più ricchi; se proprio le cose vanno male, sanno che c'è sempre una banca centrale che li soccorrerà più che altro per evitare guai peggiori ai propri cittadini. Alla faccia del rischio d'impresa, fondamento del capitalismo.

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Clegg: mens insana in corpore sano

Il capo della British Olympic Association, Simon Clegg, ha dichiarato in un'intervista al quotidiano Telegraph che "i diritti umani in Cina non sono un problema per gli olimpici britannici. (...) Viviamo in una società libera [chi? noi? gli inglesi? e i Cinesi, anche loro vivono in una società libera?] e i gruppi possono benissimo scriverci per fare pressione: riceveranno una cortese risposta nella quale preciseremo che noi ci preoccupiamo esclusivamente delle prestazioni sportive".
Il signor Clegg è una mina vagante, e le sue esternazioni (pubblicate sulla stampa in contemporanea alle sagge parole del vice presidente del Parlamento Europeo, che riportiamo in altro post, e pochi giorni dopo l'arresto a Pechino di otto militanti per la liberazione del Tibet, tra cui due cittadini britannici) colpiscono per l'arroganza e per la cecità. Se la performace è tutto, perché ci scandalizzavamo tanto quando guardavamo le atlete della ex DDR, palesemente tirate su ad ormoni maschili? Perché dovremmo condannare il padrone del bambino indiano che lo trattava come una bestia a suon di superlavoro, percosse e torture per fargli vincere un posto nel Guiness dei Primati - ho scritto padrone, perché il poverino è stato effettivamente venduto al bruto da sua madre, che si è poi lamentata di non aver visto traccia dei profitti ricavati dallo sfruttatore di suo figlio.
Il capo dalla BOA, poi, prende anche un tono sussiegoso da avvocato, quando ricorda, che, a norma del contratto di 32 pagine che tutti gli olimpionici inglesi devono firmare, chiunque di loro perderà il posto se solo si azzarderà a inscenare una qualsiasi forma di protesta sui diritti umani o sul Tibet una volta in Cina. Sarebbe molto bello se tutti gli atleti inscenassero una protesta clamorosa, e lasciassero Clegg nell'imbarazzo tra il rimangiarsi le sue idiozie ovvero partecipare a tutte le competizioni da solo invece dei suoi ragazzi.

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8/12/2007

L'assassino reitera, il giudice dorme tranquillo

Mi spiace dovermi occupare di cronaca, e soprattutto essere costretto a trarre da questo esercizio conclusioni amare, ma ormai sono numerosi gli elementi che mi conducono a pensare che: a) le leggi italiane sono assurde; b) alcuni magistrati, nella migliore delle ipotesi, sono membri di una casta autoreferenziale di inaudita arroganza; b) in carcere ci finiscono troppo poche delle persone che dovrebbero starci a lungo.
Luca Delfino, mandato libero per l'omicidio della sua prima fidanzata (sgozzata con un coccio di vetro) dopo pochi mesi ha tagliato la gola ad un'altra donna: un fatto sconcertante. Ma non meno disturbante è la reazione del Procuratore Capo di Genova, che, intervistato da un giornalista mentre si gode le meritate vacanze, così commenta: "C'erano sospetti anche forti, ma non bastano per un arresto" - la questura di Genova l'aveva chiesto, paventando un rischio di reiterazione. Se da un lato è difficile ipotizzare una reiterazione senza una prova definitiva di colpervolezza, è pur vero che, a dar retta ai giornali, l'uomo era l'unico indiziato per il primo delitto ed era stato immortalato da una telecamera assieme alla vittima poco prima della sua barbara uccisione.
Ma sono altre le frasi inquietanti: "dispiace molto per quello che è successo, ma noi abbiamo fatto le nostre valutazioni, che, nonostante i fatti [un uomo che ho mandato libero un anno fa abbia sgozzato un'altra innocente, questo tipo di fatti] non cambiano. Non è giusto ragionare ex-post." Caro giudice, dice cose che forse saranno ineccepibili per gli aficionados delle masturbazioni mentali del diritto, ma io, uomo della strada penso invece che una decisione errata è una decisione errata, specie se quello sbaglio ha prodotto un morto. Lei è un uomo che emette giudizi, e qualche volta ha la fortuna e qualche altra volta ha la sfortuna di verificare presto se sono stati corretti o no: conviene approfittare di questa opportunità, per quanto possa talora essere doloroso. Utile sarebbe stato forse scusarsi con la madre della vittima con qualche semplice parola. Ma no, il signor giudice non sbaglia mai, anche quando la realtà gli sbatte sul naso come un boomerang. A proposito di boomerang. anche per questo giudice ci sarà un automatismo di carriera? Pagherà mai?

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A proposito di farneticazioni estremiste...

E' interessante notare come le idiozie di Caruso arrivano solo qualche giorno dopo la lettera di Vincenzo Sisi (residuato bellico del sindacalismo armato di sinistra, oggi in carcere con l'accusa di essere un dirigente delle nuove Brigate Rosse). Non si capisce bene come, dato che è in reclusione, Sisi prende carta e penna, e partendo dagli agghiaccianti dati INAL sulle morti e sugli incidenti gravi sul lavoro (che effettivamente disegnano una volta di più un paese indegno di essere chiamato civilizzato) si lancia in una requisitoria acerrima contro il capitalismo, padre di ogni nequizia.
Certo, finché il pensiero di un brigatista trova posto tra le pagine dei giornali, e soprattutto finché non si trovi qualche uomo di buona volontà che cominci a schiaffare in galera chi mette a lavorare la gente facendole rischiare la vita, accadrà questo e forse anche altro.

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Buttiamo fuori Caruso dal Parlamento a calci nel culo

Che ci siano ancora in questo paese ben due o tre partiti che si chiamano ancora "comunista" è già un segnale eloquente dell'asfissia di pensiero che condanna il nostro paese. Che a gentaglia come Caruso si consenta di sedere in Parlamento è un'altra singolare anomalia (anche se, per la verità, egli non è l'unico personaggio indegno che dobbiamo annoverare tra i nostri "rappresentanti" - probabilmente uno dei più cialtroni, però, sì). Non c'è dunque da meravigliarsi se uno come lui, abituato da una lunga frequentazione di quelle agorà raffinatissime che si chiamano centri sociali, si esibisca in una uscita che non niente da invidiare ai proclami infetti, impotenti e politicamente aberranti con i quali si esprimono tutta una famiglia di estremisti di ieri e di oggi: "Angelo e Cristian [due lavoratori che hanno perso la vita ieri] sono morti assassinati nei loro rispettivi cantieri di lavoro. I loro assassini sono Treu e Biagi, le cui leggi hanno armato le mani dei padroni, per permettere loro di precarizzare e sfruttare con maggior intensità la forza-lavoro e incrementare in tal modo i loro profitti, a discapito della qualità e della sicurezza del lavoro". Dunque, i due lavoristi, che da direzioni diverse hanno cercato di fare il possibile per modernizzare il nostro paese, sono diventati i due nuovi nemici del popolo. A parte il modo di esprimersi da terrorista, inaccettabile, io credo, forse perfino per i compagni con i dreadlock e il cervello tostato del Leonkavallo, e l'insulto alla memoria del povero Professor Biagi, vero eroe moderno, quello che colpisce è la folle e cieca arroganza di un rappresentante di Rifondazione Comunista (Comunista!) che non è capace di fare quella cosa di cui loro si riempiono tanto la bocca: "autocritica". Eh già, è un po' difficile per un membro di un partito che è stato almeno due volte al governo e che oggi esprime anche il presidente del Senato, ammettere che i comunisti in questo paese non hanno mai fatto niente per i lavoratori, ma forse qualcuno dovrà pur ammetterlo... Senza contare che un concetto è la precarietà, e un altro la sicurezza sul lavoro. Ma il buon Caruso, abituato ad arringare gente di poco cervello a questo non arriva. Se ne vada dal Parlamento, e se possibile anche dal paese: preconizzo per lui un futuro radioso come ministro delle comunicazioni di Hamas.

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8/10/2007

Evviva i Culattoni!

Dopo le esternazioni di quel lobotomizzato di Gentilini, oggi sentiremo i Dead or Alive, Right Said Fred!, i Culture Club, i Bronski Beat e qualche pezzo dei Queen. Pezzi musicali contro pezzi di merda.

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8/09/2007

Yahoo! e caso Shi Tao: nuova vergogna

Come noto, negli USA il denaro e il lavoro sembrano contare più di ogni altra cosa. Ma quando Yahoo!, Google e Microsoft l'hanno fatta troppo grossa, adeguandosi zelantemente ai diktat liberticidi e alle misure censorie del governo cinese, il Dipartimento di Stato USA ha costituito un gruppo di lavoro con l'obiettivo di "analizzare il modo in cui i regimi repressivi utilizzano la tecnologia per rintracciare e reprimere i dissidenti e per limitare l'accesso all'informazione politica" e per capire come la censura imposta da un Paese estero impatti le società americane. Inoltre, ha chiesto a Michael Callahan, Senior Vice President e General Councelor di Yahoo! di riferire ad una commissione in merito alla vicenda di Shi Tao, il giornalista cinese che, grazie alla solerte collaborazione della filiale cinese della multinazionale USA con la polizia politica, oggi sta scontando una condanna di dieci anni per aver mandato una e-mail. La testimonianza del boss della dot.com è irritante nel suo ipocrita quanto inconsistente tentativo di allontanare da Yahoo! le responsabilità per l'accaduto, ma contiene un dato importante: secondo la ricostruzione dei fatti di Callahan, la società non era al corrente di che tipo di indagini la polizia di Pechino stesse effettuando su Shi Tao. Questo elemento è importante, perché, se fosse provato, sarebbe un argomento a favore di Yahoo!: non potendo sapere se il giovane fosse ad esempio sospettato di pedofilia o di assassinio, avrebbe agito in buona fede rispettando le leggi del Paese ospite. Ma lo scorso 29 luglio la Fondazione Dui Hua (che si occupa di diritti umani in Cina) ha tirato fuori un documento (apparentemente autentico) nel quale la polizia cinese, nel richiedere alla società di fornirle i dati relativi al nome che si celava dietro all'account di posta elettronica di Tao e i log delle sue navigazioni su internet, spiegava che si trattava di un'indagine per sospetta diffusione di segreti di stato a soggetti esteri. Se il documento è vero, ci sono due conclusioni molto inquietanti da trarre: 1) Callahan ha mentito al suo stesso governo; 2) Yahoo! ha deliberatamente fornito i dati di un suo cliente alla polizia a seguito di una richiesta chiaramente mirata alla repressione del dissenso (la formula dello "spionaggio" è una classica accusa dei processi politici).

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Papaveri e geopolitica

La legalizzazione generalizzata è la soluzione al problema delle droghe: ad esprimere questo parere non è Marco Pannella, ma Willem Buiter, professore di Economia Politica Europea presso la London School of Economics, in un articolo pubblicato l'8 agosto sul Financial Times. Prima di entrare nel merito, rileviamo sommessamente come di certi punti di vista in Inghilterra se ne può scrivere sui giornali senza che nessuno si stracci le vesti: provate ad immaginare il finimondo che sarebbe successo in Italia se Il Sole 24 Ore avesse dato spazio ad un antiproibizionista...
Gli argomenti di Buiter sono quelli propugnati dai radicali da sempre: la guerra al nacrotraffico è persa in partenza, legalizzare vuol dire far emergere i traffici illegali, che vengono strappati alle mafie e possono essere tassati dallo Stato. I proventi delle tasse potranno essere impiegati per informare i cittadini sulle conseguenze dannose dell'uso di droga (esattamente come fa oggi per l'alcol e per il fumo). Alcuni dicono che lo stato abbia il diritto di proibire sostanze pericolose per la salute in quanto gestore di un sistema sanitario finanziato o sovvenzionato da tutti i contribuenti. Ora, a parte che comunque chi consuma droghe nel nostro mondo ideale senza proibizioni ci sta pagando sopra delle tasse, e quindi sta contribuendo alla costruzione di una rete di protezione, qui si tratta di capire se è giusto discriminare i pazienti sulla base della misura in cui essi hanno coscientemente e volontariamente contribuito al danno alla loro salute: io credo di no. La piena liberalizzazione potrebbe dare un contributo importante alla lotta contro i talebani o contro le FARC, le milizie comuniste colombiane. Il SENLIS, think tank internazionale, propone di utilizzare i papaveri afgani per produrre farmaci per le terapie anti-dolore da poter distribuire ai governi di tutto il mondo, si muove nella direzione giusta, soprattutto perché sembra aver recepito la difficoltà di implementare politiche proibizioniste in un paese in cui la gente vive letteralmente della produzione di oppio e dove le alernative non sono molte. Buiter, però, va oltre e chiede la completa legalizzazione di tutte le droghe, eroina compresa. Il governo afgano potrebbe finanziarsi con le tasse sui derivati dell'oppio, disintermediando così i talebani, che oggi "tassano" la produzione illegale.

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8/08/2007

Sangue Nero

L'ultimo Re di Scozia è un magnifico film. Il regista scozzese Kevin MacDonald, che lo ha diretto, oltre a possedere un passo sicuro nella scansione dei tempi narrativi, è abile nel documentare una delle tante storie crudeli che hanno saturato di sangue innocente la terra del continente africano mantenendo sempre il fuoco sulla psicologia e sulle emozioni dei personaggi. Merito, prima di tutto, dei due protagonisti, il monumentale (in tutti i sensi) Forest Withaker e l'emotivo James Mc Avoy , che servono in maniera perfetta una storia di innocenza, di amicizia, di tradimento, dove la dolcezza del cuore della carne della terra viene soffocata da laccio impuro del Male. Il magnetismo seduttivo di Idi Amin ne è una subdola e riuscitissima declinazione, talmente potente da frapporsi come uno schermo opaco tra gli occhi dell'ingenuo Nicholas e lo spettacolo infame dei crimini innominabili (sparizioni, torture, mutilazioni, esecuzioni sommarie che sono costate all'Uganda mezzo milione dei suoi figli) di cui il suo "amico" si rende responsabile. Una storia crudele, dove non c'è spazio per il riscatto ma solo per la fortuna, e dove l'innocenza e la superficialità di un uomo tutto sommato semplice e buono portano solo morte e disperazione.

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8/07/2007

My bush would be a better president

A dispetto delle proteste degli attivisti dei diritti civili e con il voto favorevole di 57 Democratici nelle due Camere, Bush ha rubato un altro pezzo di libertà ai cittadini di tutto il mondo: poco prima della mezzanotte di sabato, infatti, il Congresso ha approvato il "Protect America Act", che, con il pretesto di aumentare la sicurezza e prevenire attentati, consente alle agenzie governative di intercettare telefonate ed e-mail senza preventiva autorizzazione preventiva dall'autorità giudiziaria. Intendiamoci, niente di nuovo, dato che subito dopo gli attacchi dell'11 settembre, George Bush ha emesso un ordine (segreto) che autorizzava la NSA a spiare i cittadini senza "formalità". Il fatto che una legge del 1978 vietava simili pratiche, l'autoproclamato "comandante in capo" non se ne curò più di tanto, anzi si dichiarò convinto che i poteri "straordinari" giustificati dallo "stato di guerra" gli davano il diritto "non scritto" di bypassare la norma (!). Anche se a gennaio Roberto Gonzales (Attorney General, la figura giuridica che rappresenta gli Stati Uniti d'America in tribunale, e consulente del Presidente) annuncia una verifica sulla legittimità della auto-autorizzazione bushiana, il tribunale chiamato a valutare il caso emette una sentenza salomonica, che di fatto ancora consente intercettazioni illegali. Fino a che un altro giudice lo dichiara illegittimo causando la chiusura del progetto. Ma il provvedimento cacciato dalla porta rientra in gran pompa dalla finestra, con la benedizione del Congresso e sostanzialmente potenziato nella sua carica liberticida, attraverso una legge confezionata ad hoc e votata zelantemente da cospiratori repubblicani e fremebondi democratici. Come osserva il Boston Globe, la nuova legge obbliga le compagnie telefoniche a mettere a disposizione del governo le proprie strutture, assicurando loro l'immunità se per caso venissero citate in giudizio da qualche cittadino imbufalito per violazione della privacy: questo è il primo passo indietro, dato che da fine 2001 a ieri le società di tlc partecipavano al programma solo volontariamente (ed infatti alcune sono state trascinate in tribunale dai clienti). Come se non bastasse, mentre prima era possibile spiare una persona solo se sospetto terrorista, spia o criminale, oggi può diventare oggetto di intercettazione (legale) "ogni comunicazione diretta a persone che ragionevolmente si ritengano essere localizzate fuori dagli USA": in altre parole, da sabato la NSA potrà registrare conversazioni ed e-mail se entrambe le parti si trovino fuori dagli USA, perfino se uno delle persone coinvolte è cittadino americano o se la chiamata o il messaggio di posta è smistato tramite un hub sul suolo americano. Lo scandalo del Boston Globe è abbastanza comico: spiare un Americano è un atto contronatura, ma ficcare il naso negli affari di Lorenzo e Pasquale è del tutto normale, anzi auspicabile.

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6 agosto 1945 - anche io sono di Hiroshima

Il 6 agosto 2007, circa 40.000 persone si sono riunite nel Peace Memorial Park di Hiroshima per ricordare la tragedia che si è consumata alle 8.15 di una bella mattina di 62 anni prima, quando una fortezza volante americana fece cadere al centro di quel parco la prima bomba atomica della storia, provocando un tipo di distruzione mai vista prima e centinaia di migliaia di vittime (un uomo della strada e poco esperto di storia come me fa fatica a reperire il dato su internet: si va infatti dalle 140.000 alle 250.000 vittime a seconda delle fonti: un fatto è però certo, si trattava in massima parte di civili).
Gli americani, disarmanti come sempre, sembrano convinti che Fat Boy, il loro simpatico giocattolo nucleare, fosse poco meno che uno strumento di pace, dato che con la brillante e spettacolare performance di Hiroshima, bissata 3 giorni dopo su Nagasaki, essi riuscirono a mettere in ginocchio il Giappone costringendolo alla resa. A parte le provocazioni inaccettabili del Ministro della Difesa nipponico Fumio Kyumia, che a giugno ha sostenuto che i bombardamenti nucleari erano inevitabili (del resto anche i Giapponesi hanno diritto ad un loro Mastella con gli occhi a mandorla), restano impresse le parole piene di saggia compostezza pronunciate ieri dal signor Akiba, sindaco di Hiroshima: "come unica nazione vittima delle armi nucleari, il Giappone ha l'obbligo morale di continuare a lottare per l'abolizione delle armi nucleari; il Giappone deve onorare la sua Costituzione [nota anche come la Costituzione Pacifista] e dire un "no" netto alle politiche obsolete e sbagliate degli USA." Il Premier Abe ha ribadito nel suo discorso che il Giappone non intende modificare la sua costituzione nella parte in cui si impegna a sostenere i tre principi non-nucleari (1. promuovere l'uso del nucleare civile; 2. impegnarsi nella non proliferazione; 3. affidarsi al deterrente nucleare USA). Un buon segno, tutto sommato in un mondo in cui le nazioni firmatarie del trattato di non proliferazione (Francia, USA, UK e Cina) non hanno fatto niente per ridurre il proprio arsenale nucleare né sono riuscite a firmare una dichiarazione congiunta nel 2005, e in un contesto geopolitico dominato dalla follia di Pyongyang. Brilla come sempre l'ipocrisia degli Stati Uniti: unica nazione ad usare per ben due volte la bomba atomica, hanno dettato al Giappone una costituzione pacifista e li hanno poi rassicurati chiedendo loro di fidarsi del loro deterrente nucleare. Come dire, queste sono cose da adulti e ci posso giocare solo io. Speriamo bene.

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8/06/2007

Un mondo, un incubo?

In un articolo pubblicato dal Wall Street Journal il 28 marzo, l'attrice Mia Farrow e suo figlio domandano polemicamente se Steven Spielberg, l'amatissimo regista di Schindler List e il papà di E.T., se voglia veramente essere ricordato come il "Leni Riefenstal dei giochi olimpici cinesi". E hanno perfettamente ragione: il grande regista americano sarà consulente della cerimonia di apertura dei Giochi Olimpici cinesi (slogan "One World, One Dream!), contribuendo a "disinfettare l'immagine del regime" e dimostrando nel contempo che non esiste salvezza nemmeno per le menti più brillanti e per le anime più sensibili, dato che esse pure possono diventare ostaggio delle lusinghe di un ego ipertrofico o di una logica del profitto deprivato del benché minimo senso etico.
La Cina, pur essendo il maggior acquirente di petrolio del Sudan, non ha mai sfruttato la sua sua influenza per proteggere le minoranze non arabe dal genocidio perpetrato dalle milizie filo-governative Janjaweed ai loro danni (si parla di mezzo milione di morti); con i profitti del petrolio venduto ai cinesi, il governo sudanese ha potuto finanziare l'acquisto di una vasta gamma di strumenti di morte: bombardieri, elicotteri d'assalto, blindati, ed armi leggere, la gran parte dei quali sono fabbricati (indovinate un po') in Cina. Le piste costruite dai cinesi sono usate dagli aerei da guerra sudanesi per lanciare i loro attacchi aerei sulla popolazione inferme. Come se non bastasse, la Cina ha usato sistematicamente il suo diritto di veto al Consiglio di Sicurezza ONU per impedire che passassero le risoluzioni USA e inglesi a favore del dislocamento di forze di peacekeeping nella zona. Qualche settimana dopo la pubblicazione dell'articolo dei Farrow, a maggio, anche Spielberg ha visto la luce, e, dopo aver donato 500.000 dollari alla causa, ha scritto una lettera al presidente cinese Hu Jintao per significargli il suo imbarazzo per la politica cinese in Darfur. Il 27 luglio Spielberg minaccia addirittura le sue dimissioni dall'incarico se la Repubblica Popolare Cinese persista nelle sua complicità nel genocidio. La risposta dell'incaricato del governo cinese per il Darfur, Liu Guijin, è emblematica: "la coercizione non produrrà alcun effetto... la politica cinese nell'area è di esercitare influenza, non interferenza e sappiamo che il rispetto per tutte le parti interessate è di vitale importanza per la risoluzione della crisi": il che vuol dire: non faremo nulla, almeno finché Mc Donald, General Electric, Johnson & Johnson, e Coca Cola non ritireranno la loro sponsorship ai Giochi, cosa che, bavose di denaro sporco di sangue, non faranno mai.

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8/03/2007

La coalizione dei traditori

Se la "riforma" delle pensioni del Governo Prodi ficca le mani nelle tasche dei giovani e dei meno garantiti, lo fa per due fini molto nobili: 1) mantenere l'irresponsabile "promessa" elettorale di "superare" la riforma Maroni; 2) garantire ad una minoranza di cittadini il privilegio di andare in pensione appena dopo la maggiore età. Attraverso una serie di innalzamenti di età minima distribuiti nel tempo, il lungimirante provvedimento si propone di ottenere lo stesso risultato che la riforma Maroni perseguiva innalzando bruscamente l'età pensionabile; una volta di più si tratta di posporre quelle misure che sarebbero state tardive anche se attuate dieci anni fa. Fin qui, siamo nell'ambito del solito marcio ed irresponsabile tatticismo politico italiano. Ma c'è di più: trasformare il cosiddetto "scalone" in una scala meno ripida non è per niente gratis, ma costa, a tutti noi, la bellezza di 10 miliardi di euro in dieci anni. Insomma, la "riforma" di sinistra ha lo stesso fine di quella "neoliberista" varata dal centro destra, solo che costa molto di più. Molto bene, anche perché il conto lo paghiamo tutti, ma a mangiare è solo una minoranza coccolata da governo, sindacati e sinistra. Qui arriva il capolavoro: da dove saltano fuori i soldi per coprire i maggiori costi? Spremere ancora gli Italiani che già pagano le tasse non si poteva; allora si è pensato di raschiare qualcosa dai contributi (i quali, dato che consentono di pagare le pensioni attuali e che saranno andati in fumo quando io andrò in pensione, per me sono tasse e non contributi). Da qui nasce il mito della "riforma a costo zero": la copertura, infatti, dovrebbe venire per circa la metà dall'aumento delle aliquote applicate ai parasubordinati, per un altro 40% circa dalla "razionalizzazione degli enti previdenziali", e per la parte rimanente dalla mancata adeguamento transitorio delle pensioni superiori a sette volte la minima. Questo vuol dire che: 1) lo stato ruba ai più precari per redistribuire ai più garantiti; 2) lo spreco del sistema previdenziale è tale che una sua riorganizzazione sarebbe in grado di farci risparmiare tra i 4 e i 5 miliardi di euro, che sarebbero più utilmente impiegati per aumentare le pensioni da 500 euro. Senza contare che, se per caso la magica ristrutturazione non dovesse portare a cassa le somme desiderate, il nostro governo ha pronto un "piano b": aumentare i contributi previdenziali per tutti! Altro che costo zero: sono sempre dindi che vengono fuori dal nostro portafoglio anche se la gentaglia del Palazzo è abituata a considerarla "roba sua". Tutta questa disinvolta operazione serve a consentire ad un piccolo gruppo rumoroso di andarsene in pensione, a partire da gennaio 2008, a 58 anni di età e 35 di contributi. Tanto per capire che tipo di errore disastroso stiamo commettendo, diamo uno sguardo ai requisiti previsti negli altri paesi europei: in Spagna ed Olanda si va in pensione a 65 anni, in Svezia, sono necessari anche 40 anni di contributi, in Germania ci si ritira a 63 anni, in Francia con 40 anni di contributi, in Svizzera a 65 anni più 44 anni di contributi (dati presi dall'articolo di Tito Boeri su La Stampa del 21 luglio 2007).

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8/01/2007

Salviamo Larissa Arap dalle grinfie di Putin

Ulteriore episodio dell'escalation di follia criminale del dittatore russo Vladimir Putin: non contento di aver organizzato falsi attentati dinamitardi a Mosca, cancellato i Ceceni dalla faccia della terra, fatto eliminare qualche giornalista che cercava di raccontare quella tragedia (Antonio Russo e Anna Politkovskaja per fare due nomi che mi vengono in mente), messo a rischio la salute di milioni di persone giocando al piccolo chimico a Londra, l'impagabile presidente, che riceve accoglienza trionfale nel nostro paese (il Vaticano) e in Italia, rispolvera una buona vecchia pratica sovietica: il ricovero forzato delle persone non allineate in ospedale psichiatrico. E' accaduto a Larisa Arap, 48 anni, giornalista e militante del movimento L'Altra Russia, coalizione di cui fa parte il Fronte Civico Unito del dissidente Garry Kasparov, estremamente critico nei confronti di Putin. La Arap, che si era fatta qualche nemico scrivendo un articolo su abusi perpetrati ai danni di minori nelle strutture psichiatriche (dove sembra si pratichi l'elettroshock), si è sottoposta ad una visita psichiatrica, necessaria per ottenere il rinnovo della patente. In quell'occasione ha confermato di essere l'autrice del pezzo sgradito e "trattenuta" in una struttura per malati di mente dal 5 al 18 luglio senza che nessuno informasse la famiglia. Il giorno 30 luglio sua figlia Taisiya ha potuto finalmente visitarla in ospedale e farle la foto che qui pubblichiamo: la direzione dell'ospedale ha spiegato che la "paziente" viene trattenuta perché "rappresenta un pericolo per sé e per gli altri" (una formulazione "tipica" delle detenzioni effettuate per motivi politici). Alla richiesta di Taisiya di conoscere l'esatta diagnosi della madre, il personale medico ha risposto che queste informazioni non possono essere diffuse, in quanto riservate. Nell'interessante editoriale di Kasparov, pubblicato sul Wall Street Journal, il dissidente si domanda quale possa essere la lettura più idonea per una persona che desideri conoscere più a fondo la natura autentica del regime di Putin: la risposta è semplice, basta leggere le opere di Mario Puzo (autore de "Il Padrino"): "A Puzo fan sees the Putin government (...) accurately: the strict hierarchy, the extortion, the intimidation, the code of secrecy and, above all, the mandate to keep the revenue flowing. In other words, a mafia."

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