flusso della coscienza (privo di freni inibitori)

8/18/2007

Clegg: mens insana in corpore sano

Il capo della British Olympic Association, Simon Clegg, ha dichiarato in un'intervista al quotidiano Telegraph che "i diritti umani in Cina non sono un problema per gli olimpici britannici. (...) Viviamo in una società libera [chi? noi? gli inglesi? e i Cinesi, anche loro vivono in una società libera?] e i gruppi possono benissimo scriverci per fare pressione: riceveranno una cortese risposta nella quale preciseremo che noi ci preoccupiamo esclusivamente delle prestazioni sportive".
Il signor Clegg è una mina vagante, e le sue esternazioni (pubblicate sulla stampa in contemporanea alle sagge parole del vice presidente del Parlamento Europeo, che riportiamo in altro post, e pochi giorni dopo l'arresto a Pechino di otto militanti per la liberazione del Tibet, tra cui due cittadini britannici) colpiscono per l'arroganza e per la cecità. Se la performace è tutto, perché ci scandalizzavamo tanto quando guardavamo le atlete della ex DDR, palesemente tirate su ad ormoni maschili? Perché dovremmo condannare il padrone del bambino indiano che lo trattava come una bestia a suon di superlavoro, percosse e torture per fargli vincere un posto nel Guiness dei Primati - ho scritto padrone, perché il poverino è stato effettivamente venduto al bruto da sua madre, che si è poi lamentata di non aver visto traccia dei profitti ricavati dallo sfruttatore di suo figlio.
Il capo dalla BOA, poi, prende anche un tono sussiegoso da avvocato, quando ricorda, che, a norma del contratto di 32 pagine che tutti gli olimpionici inglesi devono firmare, chiunque di loro perderà il posto se solo si azzarderà a inscenare una qualsiasi forma di protesta sui diritti umani o sul Tibet una volta in Cina. Sarebbe molto bello se tutti gli atleti inscenassero una protesta clamorosa, e lasciassero Clegg nell'imbarazzo tra il rimangiarsi le sue idiozie ovvero partecipare a tutte le competizioni da solo invece dei suoi ragazzi.

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