flusso della coscienza (privo di freni inibitori)

9/20/2007

TFR: crisi di fiducia

Nonostante le dichiarazioni trionfali del Ministro Damiano, sembra che la riforma del TFR messa a punto dal Governo Prodi non sia poi andata tanto bene: lo riferisce l'economista Tito Boeri, che analizza i dati di un sondaggio condotto da Eurisko su un campione di 1.000 lavoratori italiani.
Ai dipendenti di aziende con meno di 50 collaboratori la nuova legge consentiva di mantenere il TFR in azienda ovvero di trasferirlo presso un fondo pensione; gli altri lavoratori potevano scegliere tra fondo pensione e mantenimento in azienda (anche se il vero obiettivo del governo era proprio il TFR "rimasto" alle aziende di maggiori dimensioni, che per legge deve essere trasferito su un conto di tesoreria presso l'INPS, un escamotage di finanza creativa per far quadrare i conti). La diversa destinazione del TFR per le due diverse categorie di lavoratori dipendenti aiuta a capire perché solo il 10% dei lavoratori delle piccole aziende abbia girato i suo trattamento di fine rapporto ai fondi pensione mentre nelle imprese con più di 50 dipendenti abbia fatto altrettanto il 40% della forza lavoro: i primi, infatti, non avevano alternative interessanti, non potevano contare sull'ulteriore contribuzione del datore di lavoro prevista in alcuni casi per i dipendenti delle società più grandi e per motivazioni psicologiche o in seguito a pressioni esplicite o meno della proprietà hanno ritenuto dannoso privare la propria azienda di una fonte di finanziamento. Il relativo successo della previdenza integrativa nelle aziende con più di 50 persone in organico (40% di adesioni) sembrerebbe dovuto più alla sfiducia nell'INPS che alla fiducia nelle forme di previdenza privatistiche (il 42% degli intervistati dichiara di fidarsi dell'INPS, l'86% sostiene di avere fiducia nella propria azienda). Questa ipotesi è rafforzata dal fatto che solo il 3% del campione osservato ha dichiarato di credere nella validità dell'investimento in fondi. Riassumendo, i lavoratori delle piccole aziende preferiscono mantenere il TFR a disposizione dei proprietari dell'impresa, mentre il 40% dei dipendenti delle altre società mette il suo futuro nelle mani di gestioni opache ed altamente inefficienti (spinti da benefici fiscali ed integrazioni) pur di non lasciarli nelle mani dell'INPS. E' insomma la disperazione che ci guida.

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