flusso della coscienza (privo di freni inibitori)

9/18/2007

Repubblica fondata sul lavoro

Il cartello qui riprodotto appare presso gli sportelli amministrativi dell'Ospedale San Giacomo di Roma. Si tratta del luogo dove decine di persone, in alcuni casi non proprio in grande forma fisica, attendono pazientemente il loro turno per presentarsi allo sportello e poter così prenotare o pagare la propria visita. Prima dell'estate ci sono passato diverse volte, e mi è capitato di vedere, con la sala d'attesa satura di vecchietti catarrosi e donne incinte al decimo mese, una delle "gentili" impiegate (vi raccomando una carina, odiosissima) tirare la veneziana sul vetro interrompendo il servizio senza ragione apparente - non a caso, copie dell'impagabile avviso fanno bella mostra di sé davanti ad ognuno dei cinque sportelli, onde evitare noiose spiegazioni agli esasperati fruitori del servizio pubblico che si vedano sbattere la serranda sul muso dopo una lunga attesa, mentre il viziatissimo dipendente pubblico (cui il governo ha recentemente garantito un aumento di stipendio) tenta di riprendersi davanti a una fumante tazza di cappuccino da due massacranti ore di lavoro al videoterminale.
Ma facciamo due conti: se ogni due ore la zelante applicazione della normativa sulla sicurezza (che a occhio mi pare sia largamente disapplicata nei cantieri, dove il lavoro tende ad essere leggermente più duro e pericoloso che nell'amministrazione di un ospedale) prevede una pausa di 15 minuti, vuol dire che ogni giorno il terminalista deve fruire (per non correre gravissimi rischi per la sua salute) di mezz'ora complessiva di pausa. Se, come sono incline a ritenere, la mezz'ora non viene recuperata a fine giornata, i delicati terminalisti del pubblico, danneggiano due volte i cittadini che li pagano, con il disservizio e con un taglio ingiustificato delle ore lavorate.

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