flusso della coscienza (privo di freni inibitori)

9/11/2007

Perché l'indulto è stato un fallimento e come evitare un altro disastro

Siamo tutti emotivi e ancora di più lo siamo diventati dopo la totale débacle del provvedimento di clemenza approvato dal Parlamento a luglio 2006. In quell'occasione, come si sa, per far fronte all'emergenza del sistema carcerario italiano, sull'orlo del collasso, si prese la decisione (astrattamente giustificabile) di ridurre la popolazione carceraria di poco meno del 50%: essa infatti passò improvvisamente da 61.000 "inquilini" a circa 35.000. I risultati di questa misura di perdono sono sotto gli occhi di tutti: aumento esponenziale dei crimini e massimo livello di insicurezza percepita; a fare da corollario, il patetico tentativo della sinistra di inseguimento il malessere popolare - si tratta della stessa parte politica che, dopo aver ignorato per secoli le questioni ordine e sicurezza (valori che un ministro di estrema sinistra, sprezzante, non esita a definire "di destra" senza arrossire) ne fa improvvisamente il su o cavallo di battaglia (con tanto di proliferare di sindaci - sceriffi ed altre baggianate).
Dunque è comprensibile la nostra rabbia e la nostra indignazione di fronte all'ennesimo caso di amnistiato che massacra vecchiette e stupra indisturbato - cosa buona e giusta e per niente "di destra" (sempreché destra sia una parolaccia); ma allo stesso tempo affrontiamo il problema con un approccio nuovo: usando numeri e statistiche, non emozioni. Come fa l'articolo pubblicato da Mastrobuoni e Barbarino sul sito La Voce, che ci spiega che: 1. un effetto sicuro dell'indulto è stato il quasi raddoppio del numero delle rapine in banca (+47%; dato ABI) 2. ogni detenuto ci costa mediamente 70.000 euro l'anno, mentre il danno conseguente ai crimini commessi dalle persone che beneficiano della clemenza dello stato può essere stimato in 150.000 euro 3. pertanto, se da un lato è forse sciocco e superficiale mettere in croce l'indulto tout-court, dato che esso probabilmente ha impedito delle rivolte nelle carceri, il totale fallimento del provvedimento del 2006 è da ascrivere completamente alle modalità con cui esso è stato messo in atto. In altre parole, l'indulto è un male necessario, ma che va maneggiato con molta cura, prestando grande attenzione a chi si scarcera: come visto sub 2), gli errori (a parte il danno psicologico delle vittime) si pagano cari. A luglio 2006 più che la clemenza è andata in scena un "tana libera tutti" 4. ma come selezionare quei carcerati che hanno la minima probabilità di delinquere di nuovo una volta liberati? Gli autori suggeriscono un modello econometrico che, in base al sesso, all'età, e al tipo di crimine commesso in passato sia in grado di effettuare una stima sulla probabilità di recidiva. Un'idea semplice, qualcuno molto intelligente potrebbe anche dire perfino "semplicistica", ma che forse potrebbe aiutare ad uscire dignitosamente dall'empasse e magari anche a salvare qualche vecchietto o qualche donna dalle belve. Eh sì, perché, anche se forse non lo sapete, le carceri stanno ricominciando a riempirsi e presto sarà ora di svuotarle massivamente un'altra volta.

Labels:

0 Comments:

Post a Comment

Subscribe to Post Comments [Atom]

<< Home