flusso della coscienza (privo di freni inibitori)

7/10/2007

Fantaitalia: licenziato per uso improprio del telefonino aziendale

La "Suprema" Corte di Cassazione - che io immagino essere un posto grande e polveroso dove siedono degli uomini vecchissimi e serissimi con le loro toghe impataccate e lise, convinti che uno stupro sia impossibile se la vittima indossa i jeans, o che le sue conseguenze sulla psiche della donna siano trascurabili se lei non è vergine - non perde occasione per sfidare il buon senso e assassinare quel poco di rispetto per le istituzioni che ancora alberga in alcuni indignatissimi Italiani: in un paese in cui alcuni addetti aeroportuali di Malpensa, sorpresi dalle telecamere interne a rubare i bagagli dei passeggeri, non hanno perso il posto, è però un fatto gravissimo, tale da giustificare la risoluzione unilaterale del rapporto lavorativo, il fatto che un dipendente (di una società telefonica!) abbia mandato qualche SMS o abbia fatto qualche telefonata privata dal telefonino aziendale. Particolarmente esilaranti nello stile (pomposo) e nel merito le ragioni alla base di tanto rigore: le telefonate rubate costituirebbero "un grave inadempimento contrario alle norme del comune vivere civile" (mentre invece spiare tutti gli italiani, "suicidare" i dirigenti, fregare gli azionisti configurano una condotta perfettamente conforme alle regole del vivere civile); senza contare che il licenziamento dell'operaio è stato validato dai "supremi" a causa degli "indebiti vantaggi conseguiti dal dipendente in danno della datrice di lavoro"; posso anche essere d'accordo sugli indebiti vantaggi, ma non sono poi così sicuro che l'utilizzo improprio di un cellulare aziendale intestato alla stessa società telefonica sia davvero in danno alla Telecom: io credo piuttosto che, poiché in questo caso il fornitore e il fruitore del servizio rappresentano lo stesso soggetto giuridico, non esista alcun costo per la società (se non quello figurativo) e quindi nessun danno. Ma è solo l'opinione di uno che passa per strada. Di pessimo umore.

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