flusso della coscienza (privo di freni inibitori)

7/10/2007

Padroni o possessori di dispositivi digitali?

Il mio telefonino mi infastidisce: nel silenzio fitto della notte, rotto solo dal ticchettare della tastiera del computer, lo sento lamentarsi emettendo un bip particolarmente fastidioso. Il bip serve a farmi sapere che in quell'angolo della casa, anche se le altre funzioni sono operative, il cellulare non può ricevere messaggi di testo push (notizie, borsa eccetera). Cose che io non uso, ed il cui mancato funzionamento non mi crea alcun problema, a parte il fastidio del gemito elettronico. Questo è solo un piccolo esempio di quello che l'elettronica commerciale, messa nelle mani di una manciata di monopolisti, ci riserva per il futuro: pagando bei soldi crediamo di diventare padroni di dispositivi prodotti anche con lo sfruttamento in paesi lontani, questo si sa; inoltre, sempre più spesso noi siamo solo i possessori dei vari apparecchi che ci hanno venduto, perché ormai è pratica comune che i software, tanto quelli tradizionali che quelli encoded nell'hardware, siano codificati non per rispondere ai bisogni (qui ci sarebbe da aprire una grande parentesi) di chi li possiede, ma alle esigenze di profitto di chi li ha costruiti e commercializzati.

Se l'acronimo D.RM. (“Digital Rights Management”) non vi dice niente, è perché Microsoft, Apple e Sony finora hanno fatto di tutto per tenervene all'oscuro. Con questa sigla si indica una serie di tecnologie finalizzate al controllo delle copie di materiale coperto da copyright. A fine ottobre 2005 si è scoperto che la Sony aveva installato in alcuni CD musicali un virus ("rootkit") capace di nascondersi da Windows, e di comunicare informazioni sui comportamenti di consumo direttamente alla corporation. Il caso citato, pur clamoroso, è solo un esempio di quello che le grandi corporation globali sono disposte a fare pur di proteggere i propri profitti a costo di fare scempio delle elementari regole del diritto, della correttezza commerciale e del buon senso. Non basta: D.R.M. (che noi preferiamo rendere con “Digital Restrictions Management”) può perfino rappresentare una minaccia per la democrazia. Gli attivisti delle libertà digitali sottolineano che il fatto che i dispositivi elettronici di uso quotidiano (computer, telefonini, palmari eccetera) si comportino in maniera conforme a quanto stabilito da un terzo, anche a dispetto delle nostre istruzioni, è inaccettabile, e lamentano lo scarso interesse dei media per una questione così scottante. Per usare le parole di Georg Greve della F.S.F.E. (Free Software Foundation Europe), “benché DRM cambierà molte regole essenziali della società, non esiste dibattito politico sul merito di questi cambiamenti, e sul fatto che essi siano o meno desiderabili per la società stessa. Ciò accade in parte perché la maggioranza delle persone crede che questo fenomeno non la riguardi, ed in parte perché quelle persone forse non hanno mai sentito parlare di DRM, ovvero hanno ricevuto informazioni in merito dalle stesse società che traggono profitto dall'utilizzo di questa tecnologia.

Le tecnologie DRM dovrebbero essere considerato illegale perché grazie al loro impiego:

1- saranno sempre più le multinazionali a decidere che cosa fare con il nostro computer, quando, quante volte e a quali condizioni;

2- l'interesse dell'utente è secondario rispetto a quello del produttore;

3- tu diventi il nemico numero uno per il tuo computer, che si comporterà di conseguenza;

3- la sicurezza del tuo sistema è a rischio: DRM crea delle aree “proibite” nel sistema, con conseguenze imprevedibili sulla sicurezza (sono stati registrati casi di virus basati sul rootkit di Sony, tanto per fare un esempio)

4- il diritto di proprietà sui consumi culturali legalmente acquistati diventa relativo: infatti, la fruizione in tanto è possibile in quanto il produttore decide di manutenere il sistema. Se viene meno la manutenzione, cessa la fruizione, il tuo album, il tuo video, il tuo ebook… evapora

5- la democrazia è a rischio: infatti, i governi non sono immuni dagli effetti della DRM. Se infatti useranno sistemi operativi ed applicativi DRM, non saranno padroni dei dati e delle informazioni che riguardano il loro stesso paese; nello scenario più drammatico, il fallimento del provider di DRM potrebbe impedire definitivamente il loro accesso a tali dati ed informazioni.

Per le ragioni sopra esposte la Fondazione Europea per il Software Libero (F.S.F.E.) pretende:

1. Etichettatura obbligatoria degli apparecchi con DRM installato

2. Depenalizzazione della “circumvention” dell'applicativo DRM se finalizzata a scopi legali (in questo caso, la fruizione di un diritto): in Francia con la legge “Loi sur le droit d'auteur et les droits voisins dans la société de l'information”, chi commette una “circumvention” di DRM è penalmente sanzionabile

3. Fuori i DRM dall'arena politica

4. Servizi Pubblici per il pubblico: tutti i servizi pubblici devono essere disponibili per tutti i cittadini, anche quelli che usano software libero.

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