flusso della coscienza (privo di freni inibitori)

7/04/2007

Anche io sono Hina Saleem

L'11 agosto dell'anno scorso il volto dolce e sorridente che vedete nell'immagine a fianco è solo una fotografia: i parenti più stretti di questa bella pachistana immigrata in Italia (il padre, il genero del padre e due zii) l'hanno sgozzarla per punirla della sua insubordinazione (aveva rifiutato di assecondare i piani dei genitori e si comportava in modo incompatibile con i dettami del Corano - forse perché si intestardiva ad amare chi voleva lei, forse perché qualcuna delle magliette che indossava lasciava intravedere la pancia). Va detto comunque che questi uomini così pii che l'hanno scannata (con la connivenza più o meno esplicita della di lei madre) l'hanno però seppellita con il capo rivolto verso la Mecca. C'è voluto un anno, ma finalmente inizia il processo contro questa banda di degenerati. Alcuni aspetti di questa vicenda e di tutto ciò che ci gira attorno anche in termini di libertà, diritti civili, laicità, diritti delle donne, integrazione dei musulmani nelle società occidentali, giustizia giusta, mi lasciano perplesso:
1) ai quattro assassini la giustizia italiana ha concesso il rito abbreviato, che consente la riduzione della pena. Anche se, pure con lo sconto, i quattro balordi comunque rischiano 30 anni di carcere, non capisco perché mai si debbano concedere benefici a chi si è macchiato di un delitto orrendo, caratterizzato dalla doppia aggravante di essere causato da motivazioni religiose e di essere diretto verso un membro della propria famiglia. Altro che rito abbreviato! 2) il giudice ha rigettato la richiesta dell'ACMID (un'associazione di donne marocchine) di costituirsi parte civile. Al di là delle mille giustificazioni che i vari azzeccagarbugli potrebbero trovare per giustificare la scelta del giudice (una donna) io credo che accogliere questa istanza sarebbe stato un modo per far passare l'idea che quello che è accaduto a Hina è una cosa che riguarda tutti noi. Tutti noi siamo responsabili per non aver vigilato, per non aver fermato quella mano molto tempo prima che calasse il suo fendente 3) a Brescia non si sono viste persone di sinistra (come se i diritti delle donne, in primis quello all'integrità fisica non fossero un tema di sinistra) - ed è così che si è data alla nota sociologa Santanché l'occasione di monopolizzare la passerella, obbligando recalcitranti giornalisti a scrivere qualcosa di lei (di diverso dall'altezza dei suoi tacchi a spillo o del colore del rimmel che usa, intendo). Siamo al paradosso, un solo politico presente, e per giunta di un partito non proprio di origini liberali. Non stupisce invece il silenzio dei soliti mediocri rivestiti di fama per merito di tessera politica (per intenderci i vari Dario Fo e Antonio Tabucchi) sempre pronti a firmare qualsiasi appello intelligente (si dice che il nostro premio Nobel si sia speso per la liberazione dei nuovi BR).

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