flusso della coscienza (privo di freni inibitori)

7/15/2007

Financial Times: stavolta hai toppato!

L'articolo di Adrian Michaels pubblicato sul Financial Times del 13 luglio contiene alcune amare verità, alcune mezze verità e parecchia ipocrisia. Innanzitutto desidero sfatare la favola secondo cui in Italia le pubblicità contengono più nudità femminili che in altri paesi: a me è bastato fare un giro di due minuti su internet per trovare due esempi di messaggi pubblicitari made in the U.K., in cui il corpo femminile viene esibito in maniera disinvolta (nell'immagine a fianco, Joanna Gardimer boss di Elave esibisce le sue morbide forme a scopo commerciale). Insomma credo che lo scandalo (presunto) di Michaels di fronte alle rispettabilissime tette della velina italiana testimonial di una nota compagnia telefonica sia ascrivibile a semplice pruderie d'oltremanica. La bellezza (femminile) è sempre stata un mezzo un po' disonesto per attirare l'attenzione, non solo perché, come qualche ultrà femminista è pronta a replicare, il mondo sin dall'antichità è stato foggiato ad uso e consumo del maschio. A parte il fatto che sono sempre più frequenti gli uomini nudi o seminudi negli spot italiani, un bel corpo, maschile o femminile, suscita in tutti desiderio ed emozione: nell'etero dell'altro sesso e nell'omo dello stesso scatena il desiderio di ammirarlo e onorarlo con il contatto fisico; ma anche i membri dello stesso sesso e gli omo dell'altro sesso (disinteressati fino a prova contraria) provano ammirazione e piacere (forse un po' di invidia) esattamente come davanti ad una opera d'arte.
I dati statistici e i fatti concreti che vengono pubblicati qua e là nell'articolo, invece, sono interessanti, fotografano correttamente un paese in piena regressione, anche se non riescono a mettere a fuoco le vere cause del declino. Alcuni esempi: l'epidurale nel nostro paese continua ad essere un fastidioso extra con cui alcune eccentriche un po' snob intendono sottrarsi al loro dovere di partorire con dolore, sancito da preti (maschi) che fingono di aver fatto voto di castità (purtroppo questo è verissimo, ma il bravo cronista, se avesse voluto andare un po' oltre al mero colore, avrebbe potuto analizzare il fenomeno aborto in Italia). I dati dell'I.L.O. (International Labour Organization) sulla presenza femminile nelle stanze dei bottoni collocano l'Italia avanti a Cipro, Egitto e Corea del Sud - tuttavia, se è giusto e necessario che le donne possano conquistare posizioni di potere, non sono affatto sicuro che con una maggior presenza femminile in quei consessi oggi dominati da vecchi uomini o da amici dei potenti, le cose andrebbero meglio. Se poi il part-time in Italia vale il 15% della forza lavoro (36% in Olanda, 23% in Gran Bretagna) dobbiamo ringraziare i sindacati italiani e il loro modo impagabile di proteggere i diritti dei nullafacenti e dei privilegiati. I datori di lavoro, costretti a sopportare spesso risorse inefficienti, tendono a diventare brutalmente rigidi nei confronti di tutti gli altri lavoratori. Se poi i negozi restano chiusi il lunedì mattina e se in generale la vita è molto più complicata che in altri paesi, lo dobbiamo non al maschilismo dominante, ma al fatto che il nostro è un paese ingessato, allergico ad ogni forma di liberalizzazione, capace di mostrare le unghie solo quando le rendite di posizioni vengono minacciate (vedere il caso dei tassisti e la pantomima degli studi di settore).

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