flusso della coscienza (privo di freni inibitori)

7/17/2007

Ministri degli Esteri a confronto

David Miliband (nato nel 1965) Secretary of State for Foreign and Commonwealth Affair in Inghilterra. Massimo D'Alema (nato nel 1949), Ministro degli esteri italiano nell'attuale governo. Giovane, brillante e determinato l'uno, maturo politicante l'altro. Con l'espulsione di quattro diplomatici russi accuratamente selezionati, Miliband invia un chiaro segnale di insofferenza nei confronti dell'intollerabile arroganza dimostrata da Putin negando l'estradizione di Andrei Lugovoi, l'agente segreto russo sospettato dell'assassinio di Alexander Litvinenko. Benché un accordo del 1957 consenta alla Russia di rifiutare l'estradizione, la dura misura applicata da Londra come conseguenza al rifiuto è pienamente giustificata. Chi ha ucciso Litvinenko non si è servito di un sicario né ha procurato uno di quei tragici "incidenti" che capitano ai nemici dello Zar Putin, ma ha scelto una tecnica particolarmente dolorosa per la vittima ma soprattutto basata sull'impiego di un materiale (il polonio) che si può trovare solo nei magazzini di stoccaggio del governo di un paese: come in ogni omicidio di mafia che si rispetti, il killer ha voluto "firmare" l'esecuzione e magari dare anche un segnale sul movente. In secondo luogo, chi ha messo in scena la tragica pagliacciata ha messo a rischio la vita di migliaia di persone innocenti in una delle città più libere del mondo (Londra). Tutto ciò, ma non solo (si pensi a Cecenia, Politkovskaja e altro ancora) dimostra quanto il signor Putin rispetti il mondo libero e la vita degli innocenti che si interpongano tra lui e i suoi loschi affari. Pertanto la scelta di Miliband, oltre ad avere la mia piena ammirazione (per quello che vale) crea un importante precedente: i paesi liberi non tollereranno la condotta criminale di Putin e dei suoi compagni del KGB.
D'Alema si distingue invece per le dolci parole che ha riservato oggi ad Hamas, l'organizzazione terroristica palestinese. Il fine politologo italiano argomenta: "Hamas si è reso protagonista di atti terroristici, ma è anche un movimento popolare: per l'Occidente non riconoscere un governo eletto democraticamente, magari mentre andiamo a braccetto con qualche dittatore, non è una straordinaria lezione di democrazia." Mi limito a notare che con questi parametri si potrebbe definire anche il partito nazista (non molto dissimile invero da Hamas), senza contare che in qualità di Ministro degli Esteri è proprio lui magari ad andare a braccetto con qualche soggetto poco raccomandabile. Ma evidentemente l'Italia non ci tiene a figurare tra le nazioni serie che, prima di tendere la mano a quella banda di terroristi, attendono almeno che il movimento dimostri disponibilità su due punti cruciali (fine del terrorismo e riconoscimento dello Stato di Israele) su cui i progressi sono ad oggi pari a zero. Per capire quanto è grosso il danno che le parole avventate ed ipocrite di D'Alema possano produrre al mondo, mi limito a dire che sono state apprezzate esclusivamente dai due campioni di ortodossia trinariciuta Diliberto e Bertinotti... Del resto se all'estero l'exploit di D'Alema avrà il solo effetto di confermare che razza di nazione di dementi sia l'Italia, l'aver teso la mano all'estrema sinistra, attualmente impegnata nella pantomima delirante sulle riforme pensionistiche, avrà certo un dividendo politico. Di seguito cosa ha detto di Hamas "Brains" Miliband a proposito di Hamas nella sua prima uscita pubblica (per l'articolo completo, vedere link su Financial Times):

"On the Middle East, Mr Miliband indicated that there should be no relaxation of demands that Hamas must recognise Israel’s right to exist before there was full engagement with the inter­national community.

Last week, Mr Miliband acknowledged that Hamas had played “a crucial role” in the release of BBC journalist Alan Johnston. But he said demands on Hamas set by the Quar­tet – the US, UN, European Union and Russia – “set a basic benchmark for being an engaged player”. “The first part of the bedrock of our approach is a commitment to a two-state solution.”

On Hamas’s refusal to re­cognise Israel, Mr Miliband said: “To suddenly say that there’s flexibility about one of the two states [Israel] having been there at all I think is not a sensible way of proceeding.

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